Oltre i muri del nazionalismo e della guerra! Dichiarazione finale della Balkan Anarchist Bookfair – BAB 2023

SOLIDARIETÀ E RESISTENZA CONTRO LA MACCHINA DELLA MORTE!

Dal 6 al 9 luglio, circa 800 compagn* provenient* da tutte le geografie dei Balcani, dell’Europa e oltre, si sono incontrat* a Ljubljana, in Slovenia, per partecipare alla Fiera balcanica del libro anarchico 2023 (Balkan Anarchist Bookfair – BAB 2023), che quest’anno celebra il suo 20° anniversario. Più di cento editori, distro e collettivi del movimento anarchico e antiautoritario internazionale hanno presentato i propri libri, pubblicazioni e altri materiali riguardanti le lotte sociali in corso nel mondo. Il BAB è più di un raduno di editori perché per i compagni e le compagne dei Balcani e oltre rappresenta un punto di convergenza per imparare reciprocamente dalle proprie lotte. Perciò a ciascuna delle decine di interessanti discussioni e laboratori, svoltisi parallelamente alla Fiera del libro, hanno preso parte fino a un centinaio di persone. L’intervento politico, realizzato sabato sera nella città di Ljubljana sotto forma di manifestazione contro la guerra, il nazionalismo, il patriarcato, le frontiere e il capitale, ha visto la partecipazione di un migliaio di persone ed è stato frutto dell’iniziativa spontanea e dell’autorganizzazione dell’assemblea de* partecipanti al BAB. La manifestazione è stata la concreta e inequivocabile conferma del carattere internazionalista di questo incontro e del nostro movimento in generale. Le tante lingue degli slogan scanditi durante la manifestazione e delle scritte sugli striscioni, non sono solo un messaggio simbolico, ma l’espressione concreta del nostro internazionalismo e della nostra politica di unità nella diversità. Potremmo anche essere divers*, provenire da luoghi diversi e organizzarci in modi diversi, ma condividiamo tutt* la stessa passione per la libertà e la stessa lotta per la vita e la dignità. Per noi non c’è alcun dubbio: ovunque nel mondo – dai Balcani alla Russia e all’Ucraina – il nemico sono il capitale e lo stato; ovunque i nemici del popolo sono comodamente seduti nelle banche e nei parlamenti!

Da Varsavia a Belgrado e Barcellona, da Ankara a Copenhagen e Londra, da Sydney a Valparaíso e Bogotà, da Sofia a Parigi e Roma, da Nicosia ad Atene e Mosca: compagn* di tutto il mondo si sono incontrat* a Ljubljana per condividere idee, analisi, prospettive. Abbiamo discusso delle nostre esperienze e prassi, dei nostri modelli di organizzazione e lotta, delle modalità di partecipazione ai movimenti sociali e ai più ampi processi rivoluzionari popolari. Il tutto con l’intenzione di trovare punti di convergenza, costruire un percorso comune che includa una pluralità di tattiche, elaborare proposte e alternative strategiche. Tutto ciò contribuisce a mobilitare le nostre forze e la nostra ispirazione nell’affrontare le sfide e i problemi sociali che i nostri movimenti e società si trovano a fronteggiare nel contesto delle molteplici modalità in cui il dominio del capitalismo globalizzato attua la distruzione politica, economica e sociale.

INSIEME CONTRO LA GUERRA, LE FRONTIERE, IL PATRIARCATO E IL CAPITALISMO!

Il punto di partenza della nostra lotta e analisi è l’inquadramento comune del ruolo del capitalismo e degli stati nella distruzione di società, persone, natura e ambiente tramite vari sistemi di dominio, sfruttamento e oppressione quali il patriarcato, il sessismo, il nazionalismo e il razzismo. Tutte le recenti crisi – il costante intensificarsi degli attacchi contro le classi popolari, la colonizzazione e occupazione dei nostri borghi e delle nostre città da parte del capitale e della polizia, la radicalizzazione della repressione e della violenza di stato e infine la militarizzazione e la guerra – confermano la nostra passata analisi: il capitalismo è crisi e il capitalismo è guerra. Tutto ciò rende ancora più urgente la nostra agenda politica di cambiamento sociale radicale e di costruzione di un’alternativa per il futuro.

Per noi la guerra è parte integrante dell’attuale sistema e distruzione imperanti: ne è strumento e naturale espressione. Si manifesta in forme differenti, ma i suoi risultati sono sempre gli stessi: subordinazione, oppressione, morte e genocidio. Lo si vede ovunque. Dall’Ucraina al Sudan, dal Kosovo al Chiapas, dalla Francia al Mediterraneo, dal Kurdistan alla Palestina: le forze del potere e del capitale – vuoi mediante eserciti nazionali, polizie militarizzate, alleanze imperialiste, elementi privati e intermediari o mediante altre forme di attacco e di violenza – hanno dichiarato guerra alle persone e alle società. Per noi il nemico è la guerra stessa. Per noi il nemico sono gli stati che hanno bisogno delle guerre per imporre il proprio dominio sulle popolazioni. Per noi il nemico è il capitalismo che ha bisogno di stati e di guerre per perpetuare il proprio potere nel mondo. Opporsi alla guerra significa attaccare il sistema che ne ha bisogno e che la rende possibile.

Le frontiere in generale e il regime mortale di frontiera della fortezza Europa in particolare, sono parte integrante di questo sistema di morte. La catastrofe di Pylos, in cui centinaia di migranti sono stati uccisi nel naufragio di un barcone, proprio come la sorte precedente di decine di migliaia di migranti nel Mediterraneo, nella rotta balcanica e in altre zone di frontiera, non è stata un incidente. Si è trattato di un omicidio collettivo perpetrato dallo stato greco e dall’UE. Gli stati, aderendo alle politiche migratorie dell’UE preliminarmente concordate da loro stessi, stanno sistematicamente assassinando le persone che arrivano alle frontiere. Usano il nazionalismo, il discorso sulla sicurezza e il razzismo per legittimare i pogrom, i pestaggi, gli sgomberi, i rimpatri e ulteriori discriminazioni. Sfruttano le persone che sono riuscite a sopravvivere alla violenza di frontiera, sottoponendole a condizioni di lavoro schiavizzanti. Costruiscono moderni campi di concentramento e vi rinchiudono i migranti in uno stato costante di segregazione ed esclusione. Allo stesso tempo premiano la polizia e le guardie di confine che giorno dopo giorno uccidono, stuprano, rubano. Questa violenza normalizzata è la politica ufficiale dell’UE. Continueremo a organizzarci contro questa violenza e tutte le sue forme e contro i suoi complici: siano essi Frontex, branchi di fascisti o pattuglie di frontiera. Continueremo a solidarizzare con le persone in movimento. Continueremo a combattere la deumanizzazione e a esigere il diritto alla libera circolazione, migrazione e a una vita libera e dignitosa per tutt*. Bisogna continuare a lottare contro il razzismo, la militarizzazione delle frontiere e la criminalizzazione della migrazione.

Eppure, nonostante la nostra dedizione alla lotta contro i regimi assassini di frontiera, sia lungo i confini tracciati attorno agli stati nazionali che in quelli riprodotti all’interno delle città e delle comunità, nelle nostre comunità di resistenza notiamo comunque il perdurare di diverse forme di razzismo. La nostra lotta contro tutti i regimi di frontiera deve necessariamente includere non solo un’autoriflessione critica e la constatazione di quanto determinati discorsi e pratiche riproducano i rapporti di forza imposti, ma anche e soprattutto l’onesta assunzione dell’impegno a cambiarli. È fondamentale riuscire a costruire una lotta comune tra chi è ridotto alla condizione razzializzata di “migrante” e chi è considerato locale. Siamo consapevoli che i punti di partenza di tale lotta sono diversi, poiché mentre per alcun* l’accesso alla sanità, all’abitazione, all’educazione è scontato, per altr* invece non lo è. Fidarsi che lo stato garantisca i diritti universali a noi tutt* non è possibile, perciò l’unico modo per raggiungere una radicale eguaglianza è quello di lottare e di resistere a tutte le politiche che causano morte, migrazione forzata, sfruttamento e qualsiasi altra forma di oppressione.

Riteniamo che il patriarcato sia uno dei pilastri principali del sistema di dominio. Assistiamo ovunque all’ascesa delle forze reazionarie e dei processi controrivoluzionari. La ri-patriarcalizzazione della società, gli attacchi ai diritti riproduttivi, la violenza contro le donne, le persone trans e queer, i femminicidi, l’omofobia e la transfobia sono tutti parte dello stesso processo. Mentre il BAB2023 era in corso, il Pride di Tbilisi veniva violentemente attaccato da una torma di fascisti e fondamentalisti, l’adolescente trans Noa Milivojev veniva assassinata in Serbia, a Belgrado. I crimini d’odio e la discriminazione delle persone trans e queer sono in drastico aumento perché siamo bersagliat* dalla violenza e dalla propaganda dell’odio dell’estrema destra, dei fondamentalisti religiosi e della società capitalista conservatrice nel suo insieme. Ribadiamo pertanto la nostra determinazione a continuare a organizzare resistenza contro questi processi e a promuovere autodifesa dalla violenza misogina, spesso supportata e innescata dai poteri statali, finché il patriarcato e gli altri sistemi di dominio non saranno soffocati. Allo stesso tempo continueremo a confrontarci con i modelli patriarcali anche all’interno dei nostri spazi e movimenti, poiché essi sono già il riflesso del mondo in cui vorremo vivere in futuro. Riservando tempo e spazio al fare rete e al creare connessioni tra i movimenti anarco-queer-femministi nel corso del Giorno 0 del BAB, con altri contenuti in ripetute occasioni nel corso dell’incontro e con le voci forti di transliberazione nel corso della manifestazione di sabato, abbiamo posto tale questione al centro della nostra comune lotta, contribuendo così a cementare ulteriormente la rete anarco-queer e gli sforzi organizzativi.

Continueremo a sostenere le mobilitazioni antifasciste contro le parate naziste a Sofia, Budapest e altrove. Bisogna lottare senza sosta e ovunque contro il nazionalismo, poiché esso è uno strumento delle classi dirigenti e degli stati per legittimare divisioni e sottomissioni. Sappiamo benissimo che i nazisti e gli altri branchi di fascisti sono il braccio destro dei governi, perché sono proprio loro a continuare a fare il lavoro sporco di stato nell’ombra. È per tale motivo che bisogna affrontarli e annientare la loro abilità di formare una presenza significativa in gruppi organizzati o nelle strade.

Siamo determinat* a continuare a organizzarci a livello locale, regionale e internazionale per costruire resistenza e solidarietà contro questo impero del terrore. Allo stesso tempo siamo consapevoli che è importante costruire le nostre organizzazioni, strutture, relazioni e comunità in base ai principi dell’autorganizzazione antiautoritaria. La coerenza tra idee e prassi, tra i mezzi e i fini è uno dei principi cardine dell’anarchismo. Per quanto sia urgente costruire resistenza, è altrettanto importante continuare a mettere in discussione noi stess* e la nostra vita quotidiana. Dobbiamo continuare a decolonizzare le nostre menti, decostruire la mentalità dominante dentro di noi e nella società, e affrontare i comportamenti aggressivi, settari e distruttivi all’interno dei nostri spazi. Tutto ciò è un prerequisito necessario per poter costruire una società e un movimento – il nostro – che siano realmente basati sul mutuo rispetto, sulla reciproca cura e solidarietà.

Non ci è sfuggito, inoltre, come chi stia al governo usi la Storia per legittimare il proprio dominio e opprimere. Riteniamo che la ricerca e l’analisi della Storia siano componenti necessarie di qualsiasi processo rivoluzionario. Questo, come altri temi, sono stati affrontati nella discussione collettiva sugli archivi anarchici. È nostro dovere creare prassi di libera educazione popolare, scrivere le nostre storie, costruire la nostra conoscenza e disseminarla in tutte le direzioni della società.

L’accesso alla terra, alle sementi, al cibo di qualità, all’energia e alle altre risorse naturali è un aspetto importante delle lotte politiche dei movimenti antiautoritari. Sono, lo ribadiamo, un prerequisito per costruire qualsivoglia forma significativa di autonomia. L’espropriazione, lo sfruttamento e il saccheggio neoliberisti sono processi intrinseci alla riorganizzazione delle campagne in tutto il mondo. Nella regione balcanica si manifestano in specifici contesti locali. Si materializzano nella suburbanizzazione, gentrificazione e turistificazione delle campagne, così come nei megaprogetti dannosi per l’ambiente nelle comunità emarginate o nei corridoi, in perenne espansione, per le esigenze logistiche dei mercati globalizzati che vanno a alterare e restringere le possibilità sociali di accesso alle risorse. La nostra lotta pertanto non dovrebbe focalizzarsi solo su questioni ambientali astratte, ma dovremmo, invece, essere capaci di partecipare concretamente anche ai vari processi nelle campagne – come movimento antiautoritario, come agricoltori e agricoltrici, come compagn*, come compaesan*, congiungendo le lotte rurali e quelle urbane. Il dibattito sulla questione è stato aperto al BAB di Novi Sad e approfondito al BAB di Cluj come al BAB di quest’anno a Ljubljana, con l’obiettivo di ampliarlo sia a livello pratico che a livello teorico in futuro.

SOLIDARIETÀ CON TUTTE LE PERSONE IN RIVOLTA!

Da Nanterre a Atlanta, dall’Iran al Kenya e al Cile: esprimiamo la nostra solidarietà a chi si ribella nel mondo.

Esprimiamo la nostra solidarietà anche a tutte le persone perseguitate dalla repressione e a tutti i prigionieri e prigioniere politici, dalla Bielorussia alla Turchia, dalla Grecia alla Germania. Continueremo a organizzare solidarietà e a aiutare tutt* coloro che sono perseguitat* dallo stato. In alcune geografie, il sistema carcerario è una continuazione della schiavitù; in tutte è parte integrante del modo in cui le classi dirigenti controllano, sfruttano e uccidono la popolazione a disposizione. Puntiamo pertanto a lottare per l’abolizione dei sistemi carcerari. Siamo veramente liber* solo tra persone altrettanto egualmente libere; la schiavitù anche di un solo essere umano, viola l’umanità e nega la libertà di tutt*.

Esprimiamo la nostra solidarietà ai processi rivoluzionari in Kurdistan. Esprimiamo inoltre anche la nostra determinazione a proseguire il dialogo con il movimento di liberazione curdo, a discutere con loro le proposte nonché le espressioni ideologiche e pratiche del confederalismo democratico e a costruire relazioni strategiche per un fronte comune di forze antisistema contro la modernità capitalista.

Mandiamo dai Balcani saluti di solidarietà e sostegno dal basso alle comunità zapatiste del Messico sud-orientale, sempre più sotto attacco da parte delle forze (narco)paramilitari supportate dallo stato messicano. Esprimiamo la nostra volontà di proseguire l’impegno di intessere la rete transnazionale di sostegno alla lotta zapatista, chiediamo l’immediata cessazione della guerra contro le comunità zapatiste e aderiamo all’appello per le giornate d’azione globale, indetto da Espacio de Coordinación Nacional “Alto a la guerra contra los pueblos zapatistas” per i giorni dal 13 al 16 luglio 2023.

PER UN’ALLEANZA GLOBALE CONTRO LA MACCHINA DELLA MORTE!

Ribadiamo la necessità di creare una visione alternativa e emancipatrice del mondo che si opponga al torpore indotto dalla normalizzazione e banalizzazione della guerra. In altre parole, vogliamo una presa di posizione chiara, ispirante e motivata in opposizione ai vicoli ciechi del nuovo-mondo-bipolare-in-formazione e contro la sensazione di smarrimento alimentata dalle analisi geopolitiche. Proponiamo di fondare un’alleanza globale contro la macchina della morte, affinché il movimento riprenda l’iniziativa in merito. L’idea è di collegare a livello globale le reti, le iniziative e le comunità in lotta per chiarire, svelare e colpire le tante facce del capitalismo in quanto guerra. Sul piano della vita quotidiana ciò significa lottare contro i prerequisiti della guerra: il nazionalismo, il militarismo, il patriarcato, le politiche di esclusione ecc.. Sul piano dell’economia politica ciò si traduce nella necessità di organizzare campagne contro l’industria delle armi, contro le aziende che traggono profitto dalle guerre, contro le corporazioni alimentari e energetiche ecc.. Senza dimenticare tutti i singoli apparati militari nazionali e le coalizioni militari multinazionali. Il processo mediante il quale creeremo questa alleanza globale contro la macchina della morte, è cruciale anche se vogliamo porre il movimento per la liberazione sociale nuovamente in linea con l’organizzazione orizzontale a livello locale, regionale e infine globale allo scopo di un incontro planetario (probabilmente per il primo maggio 2024).

Arrivat* a questo punto, dobbiamo anche ringraziare la gente di Ljubljana che ci ha accolto a braccia aperte e per quattro giorni ci ha ospitato, sfamato e in tanti altri modi ci ha reso possibile partecipare a questo stupendo incontro politico. È chiaro che un incontro su tale scala non sarebbe stato possibile senza il massiccio sostegno degli abitanti della città. La Ljubljana dal basso ha confermato ancora una volta che le infinite e organiche connessioni tra persone reali, unite dall’amore, dalla solidarietà e dal rispetto, sono il fulcro delle nostre lotte. Ancora una volta è emerso chiaramente che nessun intervento statale potrà mai spezzare questi legami nei Balcani e oltre, legami che negli ultimi giorni si sono solo rinsaldati.

È chiaro che dobbiamo creare più spazi simili in cui incontrarci, discutere e organizzarci a diversi livelli e in varie forme. La rete solidale anarchica balcanica è determinata nell’intensificare i propri sforzi organizzativi futuri con diverse altre iniziative. Presto ci incontreremo nuovamente all’appuntamento internazionale antiautoritario ANARCHY 2023 di St. Imier, ma cercheremo anche altre occasioni e opportunità per continuare i processi del BAB2023.

Uno di questi spazi sarà, naturalmente, la prossima Fiera balcanica del libro anarchico 2024, che si terrà per la prima volta in un paese a lingua albanese – a Prishtina, in Kosovo.

I e le partecipanti della Fiera balcanica del libro anarchico 2023

Ljubljana, 9 luglio 2023

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